UN AMPIO CONFRONTO PER IL FUTURO DI SESTO

di Riccardo Terzi

L’area di Sesto S. Giovanni, con la sua forte tradizione industriale e con i problemi e le incertezze legate ad un difficile processo di ristrutturazione dell’apparato produttivo, è un caso emblematico in cui si riassumono i problemi di questa delicata fase di transizione.

Per questo, la CGIL regionale, la Camera del Lavoro di Milano, la FIOM regionale e milanese, hanno organizzato una ricerca, della quale abbiamo dato una sintesi nelle scorse settimane e che qui commentiamo brevemente, per poter inquadrare correttamente il problema di Sesto nelle sue dimensioni reali, e per poter sviluppare su questa base un confronto aperto con le istituzioni e con le forze economiche, con tutti i soggetti che possono avere una parte attiva nella ridefinizione del ruolo di Sesto.

Con il concorso di tutte queste forze, si può lavorare all’organizzazione di una “conferenza programmatica”, nella quale verificare e valutare i diversi progetti possibili.

La ricerca ci fornisce alcuni importanti parametri di valutazione, e lascia nel contempo aperti alcuni interrogativi.

In primo luogo, siamo in presenza di un apparato industriale (le tradizionali grandi fabbriche di Sesto) che ha operato un processo di razionalizzazione e di ristrutturazione, con costi assai elevati sotto il profilo occupazionale, e che si presenta oggi con un livello soddisfacente di solidità. La caratteristica di Sesto come citta a vocazione industriale non viene messa in discussione, in quanto restano operanti industrie pubbliche e private che costituiscono tuttora un pezzo importante dell’industria nazionale.

È del tutto errato, quindi, pensare che il futuro di Sesto sia legato a un processo inevitabile di deindustrializzazione e di terziarizzazione. Sarebbe questa una scelta sciagurata, che produrrebbe guasti sociali altissimi e una perdita di identità sociale e culturale per l’intera città di Sesto.

La prima esigenza, quindi, è quella di consolidare l’apparato industriale esistente, le cui prospettive future dipendono essenzialmente da scelte politiche esterne, trattandosi, con la sola eccezione della Falck, di stabilimenti che hanno altrove i loro centri decisionali. In particolare, si tratta di avere risposte e garanzie molto precise dal sistema della PP.SS., e gli interrogativi in questo senso sono legittimati dalla tendenza presente nel gruppo dirigente dell’IRI ad una ritirata dai settori manifatturieri tradizionali.

Ma questo apparato industriale, pur ancora vitale, non e più sufficiente, sia perché i processi di ristrutturazione che si sono attuati determinano un utilizzo molto più basso sia della forza lavoro sia delle aree, sia perché si tratta di settori industriali con scarsa dinamicità, che non possono avere un effetto trainante nella realtà sociale esterna.

Sono necessarie, quindi, nuove iniziative imprenditoriali ed e necessario il riutilizzo delle aree che si sono rese disponibili, a partire dalla grande area della Falck Vulcano.

Per costruire in questo senso delle ipotesi e dei progetti, occorre tener conto di alcuni vincoli.

C’è, infatti, la necessità di un generale miglioramento delle condizioni ambientali, sia per quanto riguarda la riduzione degli indici di inquinamento, sia per quanto riguarda lo stato delle infrastrutture e il sistema della viabilità.

Sesto non può sopportare qualsiasi iniziativa, senza una valutazione rigorosa delle compatibilità ambientali. Per questo, in presenza di aree di grandi dimensioni oggi inutilizzate, va respinta una soluzione di lottizzazione che trasformi quelle aree in un coacervo di diverse iniziative economiche prive di un progetto di una logica unitaria.

C’è bisogno di un progetto complessivo, che confermi la vocazione industriale di Sesto, aprendo lo spazio a nuove iniziative ad alto contenuto innovativo, e tenendo conto dei vincoli di un assetto urbano che non può essere sottoposto ad ulteriori tensioni.

La contiguità con l’area della Bicocca, dove è previsto il nuovo centro tecnologico, e dove si presentano analoghi problemi di riqualificazione del tessuto industriale, può suggerire una linea di ricerca che non si limiti al caso singolo di una determinata area, ma che consideri più complessivamente le prospettive del territorio industriale del Nord Milano.

Per questo si rendono anche necessari nuovi meccanismi di governo. In assenza di un’autorità metropolitana, occorre trovare tra tutti i diversi livelli istituzionali interessati una collaborazione assai stretta, per rendere possibile una progettazione, aperta al contributo delle forze economiche private, senza lasciare alla spontaneità del mercato la soluzione di problemi che, per la loro portata sociale, richiedono risposte e soluzioni politiche.


Numero progressivo: B53
Busta: 2
Estremi cronologici: 1987, febbraio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Fotocopia pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Il moderno”, febbraio 1987