TUTTI INSIEME PER RIDISEGNARE SESTO

«Non è archeologia industriale». Un problema che riguarda anche le partecipazioni statali

di Riccardo Terzi

Il dibattito che si è aperto su Sesto San Giovanni, sulle sue prospettive come grande centro industriale, ha un rilievo politico importante perché esso mette in questione non solo la fisionomia futura di quest’area, ma questioni più generali di politica industriale e di assetto del territorio nell’area metropolitana.

L’intervista di Ghezzi ha il merito di avere aperto, con grande chiarezza, una discussione, sollecitando tutti ad uscire allo scoperto e ad esplorare nuove possibilità, nuovi progetti.

Perché Sesto è un caso emblematico? Perché qui sono stati più forti che altrove processi di trasformazione dell’apparato industriale che hanno comportato una drastica riduzione degli addetti nella grande industria e che richiedono con urgenza, una ridefinizione degli assetti territoriali. Qui è evidente la necessità di governare e di guidare il cambiamento, per impedire sia il rischio di un deterioramento di un importante patrimonio industriale, sia quello di effetti sociali traumatici. La responsabilità di dirigere questi processi non può essere lasciate alla sola autorità comunale, che non può disporre di strumenti sufficienti. Appare qui in evidenza come sia ormai indilazionabile la costruzione di un’autorità, metropolitana.

Decisivi processi di trasformazione stanno avvenendo nella cintura periferica attorno a Milano, importanti opere infrastrutturali vengono progettate, e tutto questo avviene in un quadro istituzionale debole, scoordinato.

In particolare, l’area di Sesto si trova ad essere direttamente investita dalle decisioni e dai progetti che riguardano la città di Milano. Basti pensare all’area della Bicocca, alla discussione che si è aperta sulla proposta ambiziosa di un “polo tecnologico”.

Nello studio dell’Irer si ipotizza, intorno alla Bicocca, un’area intermedia, comprendente anche Sesto San Giovanni, che dovrebbe essere caratterizzata da attività di produzione piccola e media, artigianato industriale avanzato, istituti di istruzione professionale in campo elettronico, media direzionalità industriale.

È evidente che questa ipotesi dà per scontata una definitiva trasformazione di Sesto e del suo ruolo storico tradizionale. È un’ipotesi arrischiata, e non condivisibile, perché Sesto non e un cimitero di archeologia industriale, ma è la sede di un apparato produttivo tuttora di grande rilievo, che si è ristrutturato, che ha ancora grandi potenzialità. Per discutere seriamente di Sesto bisogna partire da qui, da questa ossatura industriale tuttora operante: la Falck, l’elettromeccanica, le partecipazioni statali.

Bisogna anzitutto chiarire le prospettive, le strategie dei gruppi industriali esistenti, e su questa base innestare nuovi progetti, nuove iniziative, che sono certamente necessarie. Occorre dunque un confronto di merito che coinvolga tutti i soggetti: l’IRI, l’industria privata, le istituzioni pubbliche, il sindacato.

Di particolare importanza mi pare un’iniziativa, verso il sistema delle partecipazioni statali. C’è un protocollo con l’IRI c’è un comitato territoriale regionale, c’è un impegno dell’IRI a svolgere un ruolo nella progettazione territoriale. Il problema di Sesto entra quindi a pieno titolo nel confronto che con l’IRI è necessario sviluppare.

In conclusione, credo che la cosa più urgente e più necessaria è individuare un percorso, è costruire un’iniziativa che costringe tutte le forze interessate ad affrontare i problemi esistenti, che ci consenta di valutare un ventaglio ampio di proposte, di ipotesi, di progetti, in questo senso, il sindacato si può fare promotore di una “conferenza programmatica” su Sesto, da tenersi in tempi brevi, nel prossimo autunno, verificando fin d’ora disponibilità, delle forze economiche e delle istituzioni, e sollecitando anche il contributo degli esperti, dei ricercatori. In questo modo possiamo dare una continuità, e uno sbocco alla discussione, ed evitare che il tutto si riduca ad un effimero interesse giornalistico.


Numero progressivo: B61
Busta: 2
Estremi cronologici: 1986, 6 giugno
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “L’Unità”, 6 giugno 1986