[FRONTEGGIARE LA MANOVRA DI DIVISIONE]

Scritto di Riccardo Terzi decontestualizzato

A un anno dalle elezioni vinte dalla coalizione di centro-destra, il conflitto politico sta ora entrando nel vivo, e sempre più nettamente sta prendendo corpo il disegno della maggioranza, il suo progetto di società. Dopo una fase di annunci pubblicitari e di promesse demagogiche, si stanno ora profilando con più chiarezza le linee programmatiche del governo, nel campo sociale come nel campo istituzionale, dando luogo ad una pericolosa miscela di liberismo economico, di populismo plebiscitario e di arroganza nella occupazione del potere.

Ma tutto ciò sta determinando, su diversi terreni, una nuova capacità di risposta e di reazione da parte di settori rilevanti della società italiana, a partire anzitutto dalla mobilitazione del mondo del lavoro.

Non c’è, insomma, una situazione stabilizzata, ma c’è un processo politico ancora molto aperto, come dimostrano i risultati delle ultime elezioni amministrative: risultati significativi perché registrano un tendenziale mutamento dei rapporti di forza, in forme ancora parziali e non omogenee su tutto il territorio nazionale, ma tali comunque da segnalare una certa impasse dell’azione di governo e delle sue basi di consenso. È una situazione che va attentamente interpretata. Una efficace strategia di contrasto si può sviluppare solo se la sinistra riesce ad allargare il fronte del movimento e se è capace, sul piano politico come sul piano sociale, di rappresentare l’interesse nazionale e di parlare quindi all’intero paese. Solo così la destra può essere messa in difficoltà.

In questo senso, sono del tutto dannose e controproducenti le spinte verso una linea di radicalizzazione e di scontro frontale, le quali ottengono solo l’effetto di ricompattare tutto il fronte moderato. Così, ad esempio, l’iniziativa referendaria per l’estensione generalizzata delle tutele dello Statuto dei Lavoratori a tutte le tipologie di impresa va considerata come un grave errore politico, perché non tiene conto delle caratteristiche concrete del nostro tessuto produttivo e prescinde totalmente dalla realtà specifica delle piccole imprese. Non è solo un’operazione velleitaria, ma sbagliata nei suoi obiettivi, e va perciò apertamente contrastata, per non regalare alla destra uno straordinario vantaggio politico.

Il governo è stato messo alle corde da un grande e unitario movimento di lotta dei lavoratori. E ora tende, per disinnescare questa forza, una manovra di divisione, che purtroppo ha già prodotto alcuni primi risultati negativi. Come fronteggiamo questa manovra? Questo è oggi il punto di discussione che dobbiamo affrontare con grande lucidità. Opporsi con efficacia al governo significa opporsi alla divisione, al tentativo in atto di produrre una frattura tra le organizzazioni sindacali. Esistono evidenti differenze di valutazione tra la CGIL e le altre due Confederazioni, ma si tratta di circoscrivere e di non amplificare la portata di questo dissenso, di non considerarlo come una rottura di valore strategico. E soprattutto è del tutto inaccettabile la rappresentazione delle posizioni degli altri come un tradimento o uno snaturamento delle ragioni del sindacato, perché così si introduce nella discussione un discrimine di carattere morale che annulla tutte le possibilità di dialogo. Se al dialogo si sostituisce l’arroganza, si fa terra bruciata e si determina una situazione senza ritorno.

Nessuno può con leggerezza assumersi la responsabilità di buttare a mare il patrimonio unitario senza valutarne tutte le conseguenze. Le differenze vanno valutate, discusse, non rinunciando mai alla ricerca dei possibili punti di convergenza e di mediazione. Dire oggi questo non è retorica, non è la ripetizione di un rituale, ma è preciso senso della realtà, perché è la realtà stessa che ci mette di fronte drammaticamente il pericolo di una rottura verticale tra i lavoratori e tra le loro organizzazioni. Se questa divisione si consuma, sarà solo il governo a trame vantaggio. È quindi necessario riaprire una discussione nel movimento sindacale, una discussione serena e rispettosa di tutte le posizioni in campo, non solo sulle scadenze immediate, ma sulle prospettive, sulle strategie necessarie per affrontare il futuro, e sul nodo tuttora irrisolto delle regole della democrazia sindacale.

Per avviare una discussione che abbia questo respiro, è indispensabile coinvolgere e responsabilizzare i lavoratori, i quali rischiano oggi di essere solo arruolati per combattere una guerra che è stata decisa sulla loro testa. Attraverso una discussione di massa, si devono ridefinire i nostri obiettivi in questa fase, avendo ben chiara come premessa l’assoluta autonomia del sindacato rispetto al quadro politico e la sua indisponibilità a trasformarsi in un gruppo di pressione al servizio di un partito o di uno schieramento di partiti. Se si definisce una piattaforma, un quadro chiaro di obiettivi, le differenti valutazioni tattiche diventano del tutto secondarie.

Ma è appunto questo quadro generale che oggi non risulta sufficientemente definito, perché non si tratta solo di contrastare il tentativo di manomissione dei diritti, con l’annunciato intervento sull’articolo 18, ma di prospettare un insieme coerente di obiettivi, dal mercato del lavoro allo stato sociale, dal modello di concertazione alle strategie contrattuali. Il movimento sindacale non deve lasciarsi rinchiudere in una battaglia solo difensiva, ma deve tornare ad essere un “soggetto politico”, capace di proporre un suo progetto sociale complessivo, capace quindi di fare fino in fondo i conti con le trasformazioni del mondo del lavoro, con la loro rapidità e intensità, e di conquistare così una sua più larga funzione di rappresentanza. Sotto questo profilo, sotto il profilo cioè di una ricerca strategica che guarda al futuro, le tradizionali identità di organizzazione sono di scarsa utilità e rischiano solo di essere un freno, una forza d’inerzia che ci tiene inchiodati al passato. Scegliere l’unità sindacale, come orizzonte e come prospettiva, significa appunto impegnarsi in questa ricerca. L’alternativa è una linea di arroccamento e di radicalizzazione che ci chiude nelle nostre trincee senza nessuna possibilità espansiva. Ricordiamoci che l’egemonia è sempre di chi riesce a tenere conto delle ragioni degli altri e ad assumerle nella propria prospettiva. Ed è questo oggi il problema, sia per il movimento sindacale, sia per la sinistra politica. Non basta, per vincere, un’opposizione più passionale o più radicale. Occorre una strategia, il che significa spostare i rapporti di forza nella società e incidere nelle contraddizioni che sono potenzialmente aperte. Lo stesso mondo imprenditoriale non è affatto un blocco compatto, tutto allineato alle posizioni ufficiali della Confindustria.

Ci serve dunque oggi, nel momento in cui lo scontro politico entra nel vivo, una discussione chiara sulla strategia, per non correre solo dietro alle emergenze e per non combattere alla cieca. La situazione politica è più aperta, e la destra non è riuscita finora a stabilizzare il suo blocco sociale, ma questa apertura è ancora molto aleatoria e si può rapidamente richiudere, se la battaglia dell’opposizione dovesse assumere un carattere settario. La situazione sindacale è, in questo scenario, un nodo decisivo. Dall’evoluzione del quadro sindacale dipende largamente la situazione politica del prossimo futuro. Già ne vediamo i primi sintomi, con un effetto di trascinamento delle divisioni sindacali sul terreno politico. Se non sappiamo invertire la rotta, le conseguenze saranno drammatiche anche per quanto riguarda la configurazione complessiva dei rapporti di forza dal punto di vista politico. Si può così produrre un effetto a catena, con un rafforzamento politico nella maggioranza di governo, e di conseguenza con una sua più forte capacità di sfondamento sul terreno sociale. Questo circolo vizioso può ancora essere rotto. Ma occorre che tutti i protagonisti prendano coscienza delle loro responsabilità, e siano capaci di aprire una nuova fase, di dialogo e di unità.



Numero progressivo: E44
Busta: 5
Estremi cronologici: [2003]
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Stampa da file PC
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - SPI -