NO AL REFERENDUM DI BOSSI E FORMIGONI
NO ALLA CULTURA DEL SECESSIONISMO

Comunicato collettivo, con Riccardo Terzi tra i firmatari

Le insistenze del Polo per il referendum lombardo sulla devoluzione vanno assumendo il significato di un’aperta provocazione politica, anche se hanno una finalità puramente propagandistica e strumentale. Il Polo ha finito per scegliere il referendum voluto da Formigoni e Bossi come uno dei simboli principali del suo orientamento culturale e politico sulla “questione nazionale” e sulle riforme istituzionali, pur sapendo benissimo che quel referendum non si farà: gli impedimenti giuridici sono già stati chiariti di fronte al Tar della Lombardia dall’iniziativa del “comitato del no. Per la legge lombarda sul referendum, infatti, si sarebbe potuto votare solo su provvedimenti specifici, non su vaghe intenzioni in merito a temi generalissimi (i poteri nel campo della sanità, della polizia locale ecc.): ma la Corte costituzionale ha già precisato che provvedimenti legislativi in merito al trasferimento di poteri dallo Stato alle Regioni spettano al Parlamento nazionale (con l’eventuale partecipazione del popolo tramite referendum confermativo).

Si è creato così il circolo vizioso di queste settimane: siamo arrivati a maggio senza che la Regione Lombardia avesse attivato le procedure elettorali ne preparato una bozza di scheda elettorale.

Ma in realtà il voto ed il suo significato giuridico passano in secondo piano per quanti hanno scelto la via della pura e semplice provocazione politica, sino a configurare il rischio di una vera e propria turbativa del confronto elettorale.

Essi mostrano di avere definitivamente sposato la causa della devoluzione in netta contrapposizione al nuovo e più moderno ordinamento dello stato, così come è stato disegnato nella riforma costituzionale di tipo federalista voluta dal centro sinistra, approvata definitivamente dal Parlamento e sottoposta, ancora per volontà del centro sinistra al referendum confermativo.

La Lega e molti esponenti del Polo vedono la devoluzione come vera e propria dissolvenza del sistema nazionale, e quindi è la natura democratica e solidaristica del modello istituzionale che adesso è in gioco, non più solo il livello quantitativo dell’autonomia di cui ogni regione potrà disporre.

Fa capolino nell’ aggressività di Formigoni e Bossi un atteggiamento culturale secessionista che giustifica la violenza e l’ostinazione della polemica mirata chiaramente a creare elementi di turbativa del clima elettorale rasentando l’illegalità. Il messaggio secessionista di Formigoni e Bossi ha trascinato Berlusconi e l’intero schieramento che lo sostiene.

È questo un altro chiaro indizio dell’involuzione antidemocratica di cui si sono fatti portatori il Polo e la Lega. È altresì l’espressione italiana di quelle tendenze culturali e politiche di destra che si sono manifestate in questi anni in molti paesi europei, prigioniere di un localismo esasperato, del mito delle piccole patrie, di una miope cultura razzista, di una palese ostilità alle prospettive del federalismo europeo che si fonda sulla concordia delle nazioni e dei popoli.

Milano, grande città europea, crocevia di relazioni economiche e culturali di carattere globale, deve temere come la peste l’esasperazione localistica che si collega fatalmente ad atteggiamenti razzisti, ed alla volontà di imporre nuove barriere ai mercati europei ed internazionali. Per questo deve denunziarne nel voto e nell’azione politica il carattere regressivo ed antidemocratico.

Sulla base di queste convinzioni ribadiamo il nostro rifiuto dello stesso quesito referendario di Formigoni e Bossi: se sarà riproposto al voto chiederemo ai cittadini una consapevole “non partecipazione”.

 

Aldo Aniasi

Sandro Antoniazzi

Roberto Artoni

Carlo Baccalini

Ferruccio Capelli

Tino Casali

Enrica Collotti Pischel

Antonio Duva

Roberto Escobar

Guido Galardi

Pierluigi Mantini

Piergaetano Marchetti

Andrea Margheri

Gianfranco Maris

Mino Martinazzoli

Domenico Pulitanò

Alceo Riosa

Carlo Smuraglia

Emilio Tadini

Riccardo Terzi

Sergio Vaccà

 


Numero progressivo: C57
Busta: 3
Estremi cronologici: [2001]
Descrizione fisica: Stampa da file PC
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - CRS -