NESSUN DECISIONISMO MA PIÙ DEMOCRAZIA

Intervista a Riccardo Terzi, a firma p.d.s.

Dalla rappresentanza delle masse a quella degli individui; dalla rivendicazioni economiche e normative alla loro iscrizione in una più generale affermazione di diritti individuali e collettivi: questo, in estrema sintesi, sembra essere il percorso indicato da Bruno Trentin nella conferenza programmatica della CGIL al sindacato di classe.

«Credo che si debbano evitare interpretazioni troppo semplificate della proposta politica presentata da Trentin alla conferenza di Chianciano. Un puro e semplice passaggio dalla rappresentanza delle masse a quella degli individui sarebbe, per una organizzazione sindacale. un’operazione del tutto priva di senso. Si tratta piuttosto di cogliere l’estrema differenziazione che si è prodotta all’interno della classe lavoratrice, la diversa qualità dei bisogni e delle esigenze soggettive, il valore di questa diversità, e si tratta di capire come in questo quadro assume un nuovo rilievo nella coscienza dei lavoratori il problema della propria autoaffermazione, della propria autonomia nel lavoro, dei propri diritti individuali.

In sostanza, i percorsi dell’unità e della solidarietà di classe sono oggi meno lineari, perché sempre meno si può fare riferimento ad una situazione di omogeneità sociale, e si richiede quindi una mediazione più complessa tra interessi individuali e interessi collettivi. La CGIL non ha abbracciato una nuova teoria filosofica sulla “persona”, o sul primato dell’individuo singolo rispetto al contesto sociale. Ha posto il problema politico dei diritti dei lavoratori, il quale è organicamente connesso al tema dei poteri, e richiede una trasformazione profonda dell’attuale struttura dei poteri, e richiede una lotta molto concreta, materiale, contro i processi di concentrazione oligarchica che sono in atto sul piano economico e su quello politico. Questo è il senso della conferenza di Chianciano: non un ripiegamento individualistico, correndo dietro alle mode culturali del momento, ma un rilancio dell’azione sociale che vuole partire da una comprensione piena dei bisogni dei lavoratori, che non sono solo economici, ma culturali, esistenziali, emotivi. In questo senso l’individuo acquista importanza, in quanto è portatore di un bisogno profondo di trasformazione.»

 

Riforma dello Stato sociale, valorizzazione e umanizzazione del lavoro, democrazia economica sono alcuni dei capisaldi della nuova strategia della CGIL. In che cosa essi contraddicono la conduzione di alcune vertenze come quella delle compagnie dei portuali e posizioni come quelle assunte dal consiglio di fabbrica dell’Alfa di Pomigliano?

«La CGIL ha riaffermato con grande nettezza la propria volontà di essere un “sindacato generale” e non la sommatoria di interessi parziali, corporativi. Ma, nello stesso tempo, avverte tutta la problematicità di questo obiettivo, proprio in quanto è consapevole delle differenze, e intende queste differenze come un valore. E allora il carattere “generale” del sindacato non è un apriori, un requisito burocratico che il gruppo dirigente si auto-attribuisce, ma il risultato di un faticoso processo di ricostruzione di una rete di solidarietà sociale. Sarebbe un errore tragico per il sindacato contrapporre le istanze della democrazia a quelle dell’interesse generale, perché in tal modo il sindacato verrebbe meno alla sua sostanziale funzione rappresentativa.

In sostanza, il sindacato deve poter andare oltre la dimensione corporativa, ma non può semplicemente negarla, perché la sua funzione viene meno se viene meno la sua rappresentatività sociale. Di questo si è discusso a Chianciano, vedendo la difficoltà di questo processo, la difficoltà di un’opera di mediazione tra interessi diversi all’interno del mondo del lavoro, e la complessità che assume oggi tutto il problema delle regole democratiche, della necessaria verifica del consenso dei lavoratori.

Se certi commenti di stampa hanno ridotto questa discussione ad una sorta di verdetto di condanna per le vertenze di Pomigliano e del porto di Genova, hanno preso un abbaglio. Il problema che abbiamo davanti è quello di definire una cornice chiara e convincente di regole, che ci consenta di esercitare la funzione dirigente nel pieno rispetto della volontà  democraticamente espressa dai lavoratori. Se qualcuno invece dovesse pensare ad una svolta “decisionistica” che accantona il tema della democrazia allora su questo punto sarà necessaria un’aperta lotta politica.»

 

Rappresentanza di tutti i lavoratori, democrazia di mandato, democrazia nel sindacato restano problemi cruciali e non risolti. Su queste questioni continuano ad emergere le maggiori lacerazioni all’interno di gruppi dirigenti della CGIL. In questo quadro che ragione di esistere hanno ancora le componenti?

«Dalla conferenza programmatica esce delineato un nuovo e più avanzato terreno di discussione e di ricerca. È merito di Trentin aver indicato a tutta l’organizzazione questo terreno nuovo, spostando in avanti tutta la discussione e superando vecchie contrapposizioni. È l’inizio di un processo, non è ancora un punto di arrivo. Ed è assai importante che in questa discussione non si sia riproposta la logica delle “componenti”, che la CGIL pensi a se stessa e ai nuovi problemi, alla sua entità, non come “casa comune” della sinistra, non come luogo di mediazione passiva tra posizioni che sono elaborate all’esterno, ma sul terreno di una ricerca radicalmente autonoma. Ciò non significa che sia immediatamente all’ordine del giorno il superamento delle componenti. Ma la loro funzione può essere sempre meno rilevante. Se esiste la CGIL con un suo autonomo progetto politico, tutta la discussione si sposta, e cambia il rapporto tra sindacato e partiti, tra sinistra sociale e sinistra politica. Se non riuscissimo a realizzare questa operazione di rifondazione autonoma delle ragioni del sindacato di classe, allora avremmo mancato l’obiettivo essenziale.



Numero progressivo: H86
Busta: 8
Estremi cronologici: 1989, 29 aprile
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Interviste/Dibattiti
Serie: Scritti Politici - Riflessioni politiche -
Pubblicazione: “Rinascita”, n. 16, 29 aprile 1989