LA SCIENZA DELLA RIVOLUZIONE

di Riccardo Terzi, senza firma

Alla vigilia della guerra mondiale, Lenin scrisse un’opera divenuta famosa, L’imperialismo, fase suprema del capitalismo. In essa, egli dimostrava come la società capitalistica fosse giunta al suo stadio finale, nel quale dominano i grandi gruppi monopolistici, si esasperano le contraddizioni, si profila una tragica prospettava di guerra per la conquista dei mercati e per la spartizione delle colonie, e si rivela in tutta la sua necessità storica l’urgenza della rivoluzione proletaria.

Ebbene, pochi anni dopo, nel corso della grande guerra, il sistema mondiale dell’imperialismo veniva spezzato nella Russia zarista, che diviene sotto la guida dei bolscevichi prima patria del socialismo.

Il genio di Lenin è in questa capacità di analisi teorica rigorosa e di conseguente azione pratica. In quel preciso momento storico, e in quel determinato Paese, la rivoluzione era divenuta possibile, perché nella Russia arretrata si concentravano le antiche aspirazioni democratiche del popolo e le nuove contraddizioni dovute alla guerra imperialistica.

La prima rivoluzione proletaria si afferma, dunque, e diviene vittoriosa non solo in virtù della decisione e del coraggio di cui diede prova il partito bolscevico; ma soprattutto perché essa fu impostata scientificamente, calcolando in modo preciso i diversi fattori della situazione, le forze in campo, e le possibilità reali che si presentavano in quella situazione concreta.

Essere leninisti oggi significa essere fedeli a questo metodo, e cioè intendere la rivoluzione come una scienza, come un’azione politica che non si affida al caso, ma si basa sull’esatta comprensione delle condizioni storiche.

Ed è in questo spirito appunto che noi celebriamo l’anniversario della rivoluzione d’ottobre. Da un lato, noi vediamo in quell’eccezionale evento storico la prima esperienza concreta di trasformazione socialista della società e di accesso al potere da parte della classe operaia, e ciò è sufficiente a farne un capitolo decisivo della nostra storia. La nascita del primo stato socialista apre una nuova epoca, nella quale mutano i rapporti di forza a favore del movimento operaio.

D’altro lato, non consideriamo la rivoluzione bolscevica come un modello da imitare, ma sappiamo che il nostro compito è quello di operare una ricognizione concreta del nostro terreno di lotta, di comprendere le particolarità della situazione italiana, e su questa base impegnarci nella difficile arte della rivoluzione.

E questo richiede oggi uno sforzo di innovazione e di sviluppo della teoria rivoluzionaria, richiede un “partito nuovo”, quale è quello che abbiamo cercato di costruire con impegno di migliaia di militanti.


Numero progressivo: G68
Busta: 7
Estremi cronologici: 1969, 31 ottobre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Nuova Sesto”, 31 ottobre 1969