LA NUOVA CGIL NELLO SCENARIO EUROPEO

Intervista di Erica Ardenti a Riccardo Terzi

Con l’ultimo Consiglio generale di Ariccia la CGIL ha definitivamente avviato una fase congressuale che si presenta difficile e che sembra destinata a cambiare i rapporti interni. Quello che si terrà a Roma dall’11 al 15 ottobre sarà certamente un Congresso diverso, forse il più difficile dopo quello del 1947. «Sicuramente sarà un Congresso con novità rilevanti – afferma Riccardo Terzi, segretario generale della CGIL Lombardia-. Esistono due documenti alternativi e questo costringe tutti ad un confronto diverso da quello che si è svolto nel passato. In secondo luogo è in atto una discussione che fortunatamente non ricalca gli schieramenti di partito. Certo, il sindacato è in qualche modo condizionato dalle vicende politiche esterne, però non c’è una corrispondenza diretta. Esiste quindi la possibilità di una discussione che io mi auguro avvenga essenzialmente sul terreno sindacale, sul confronto delle politiche e delle strategie sindacali. Tutto questo va fatto nella chiarezza delle posizioni, il che non significa che tutto il dibattito debba finire in un pronunciamento referendario: la discussione non è riducibile ad un unico quesito».

 

CGIL divisa dopo Ariccia, FIOM divisa dopo il Comitato centrale. Come arriverà la confederazione al Congresso?

«Dipende molto da come tutti lavoriamo in questi mesi. Non considero negativo il fatto che si parta da posizioni diverse, certo non possiamo restare bloccati su queste posizioni di partenza se vogliamo fare un congresso vero, di confronto, “dialogante”, come l’ha chiamato Trentin. Se andiamo oltre le posizioni di partenza possiamo evitare le spaccature, certo non per ricomporre tutto in un’unità confusa e pasticciata. Sarà possibile avere un confronto che non blocchi la CGIL su schieramenti rigidi soprattutto se la posizione dei compagni, che hanno firmato e sottoscritto il documento di minoranza, non si rivelerà una posizione pregiudiziale, che ha l’unico scopo d’attaccare frontalmente tutta l’elaborazione e la pratica della CGIL. Se così fosse sarà difficile trovare punti d’incontro.»

 

Questa volta le maggioranze e le minoranze si sono formate sui programmi. Potranno quindi cambiare di volta in volta?

«Si tratta di distinguere due livelli. Da una parte ci sono le grandi opzioni di fondo di carattere strategico e queste non si possono cambiare da un giorno all’altro. È importante in questo senso che il documento sul programma sia stato votato praticamente all’unanimità dal Consiglio generale, ciò dimostra l’esistenza di un punto di riferimento unitario. Dall’altro lato ci sono le scelte politiche più contingenti sulle quali maggioranza e minoranza possono modificarsi di volta in volta.»

 

Trentin ha spesso contestato il termine riformista che si vorrebbe dare a questa nuova maggioranza. Tu che pensi?

«La parola riformismo ha poco senso se non è definito il programma di riforme, il riformismo come idea astratta ed ideologica dice poco.»

 

Per Del Turco il riformismo è un metodo…

«Da questo punto di vista siamo tutti riformisti da tantissimi anni perché non c’è più nessuno che pensa ad un mezzo rivoluzionario per risolvere i problemi della società italiana. L’importante è rendere esplicite le scelte di riforma sulle quali il sindacato si deve impegnare.»

 

Una CGIL “nuova”. Quali sono i punti che caratterizzano il programma?

«C’è un punto rilevante che è lo scenario europeo in cui il sindacato cerca di definire le proprie politiche con tutte le implicazioni che da questa impostazione generale discendono. Si sviluppa poi quanto già impostato a Chianciano con la messa al centro del tema dei diritti, cercando di guardare concretamente ai soggetti del mondo del lavoro, ai loro bisogni, alle loro condizioni specifiche, alle diversità che si sono aperte nel mondo del lavoro. Inoltre mi pare importante la scelta di rilanciare il tema dell’unità del sindacato, non come affermazione rituale ma considerando che si possono aprire oggi le condizioni per una discussione seria.»

 

Quale ruolo per la Lombardia nella preparazione del prossimo Congresso?

«Il Congresso della Lombardia dovrà essere un Congresso importante, di preparazione di quello nazionale. Qui i problemi li abbiamo tutti. Questo perché la Lombardia è ed è sempre stata un laboratorio significativo, ed è sempre qui che i problemi si presentano in forma acuta, pensiamo ad esempio al fenomeno del leghismo. Cominceremo in questi giorni la discussione negli organismi dirigenti per scegliere quali sono alcuni temi per tentare come CGIL della Lombardia un contributo di merito.»



Numero progressivo: B20
Busta: 2
Estremi cronologici: 1991, 31 marzo
Autore: Erica Ardenti
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Interviste/Dibattiti
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Avanti!”, 31 marzo 1991