FACCIAMO RAGIONARE I NOSTRI ELETTORI DI TRE ANNI FA

di Riccardo Terzi

L’andamento della campagna elettorale sta mettendo in evidenza la grande capacità di mobilitazione del Partito, i suoi collegamenti di massa, la ripresa di un clima di fiducia e di slancio interno alle nostre manifestazioni. Ciò dimostra, anzitutto, che è possibile conseguire dei risultati positivi, che non è inevitabile, come qualcuno cerca di far credere, il riflusso e il ripiegamento verso posizioni moderate.

Il ragionamento secondo cui le elezioni del 3 giugno non potranno determinare nessun mutamento, se non in peggio, è falso e mistificatorio, e tende a diffondere sfiducia, a demoralizzare la volontà di lotta e di cambiamento, a creare una situazione psicologica che conduce alla rassegnazione o al gesto di protesta fine a se stesso. Naturalmente, è necessario che il Partito sappia esprimere una grande capacità di dialogo con gli elettori, che tutto il nostro lavoro sia orientato nel senso del collegamento con i diversi strati sociali, con i loro problemi reali, così da organizzare un vasto ed unitario movimento che abbia come obiettivo la realizzazione di una svolta politica profonda, di un effettivo risanamento e rinnovamento della società italiana.

A giudicare da molti discorsi elettorali che si vanno facendo in questi giorni, sembra che l’unico ed esclusivo problema sia quello della formula di governo, della composizione della prossima compagine ministeriale. Ciò che invece è decisivo è lo sviluppo di un forte movimento unitario delle masse, che sia in grado in ogni caso di condizionare la vita politica italiana, di frenare e battere le spinte conservatrici.

La questione, dunque, della unità del movimento operaio e delle forze di sinistra si ripresenta come questione centrale, decisiva, per non ripetere le esperienze negative del passato, per non consentire che, dietro il paravento di un dibattito “ideologico” astratto e artificioso, si ricomponga il quadro di un centro-sinistra, rinnovato solo nelle parole e nella realtà ancora più svuotato di ogni effettiva capacità rinnovatrice.

Il PCI è la forza fondamentale di un nuovo schieramento democratico che voglia affermare la propria funzione di governo nel complesso della società. Le forze che hanno voluto, con il voto del ‘76, manifestare una precisa indicazione di cambiamento, quali altre scelte potrebbero fare nel corso di queste elezioni?

Da una parte stanno proposte velleitarie, inconsistenti, o anche apertamente qualunquistiche. In modo particolare, bisogna mettere in guardia gli elettori dalla demagogia cialtronesca del Partito Radicale, che si propone solo di raccogliere in modo indiscriminato un voto di protesta senza nessuna chiarificazione circa gli obiettivi politici. Dall’altra parte sta una Democrazia Cristiana che ha ormai lasciato cadere ogni proposito di “rinnovamento”, che si ripresenta con il suo volto più arretrato, con gli uomini di sempre, anche con quelli più squalificati e corrotti, e che apertamente punta alla liquidazione della politica di solidarietà democratica. Di fronte a tale stato di cose, una particolare importanza assume il nostro lavoro verso lo forze di orientamento cattolico, che già nelle precedenti elezioni hanno partecipato in larga misura allo spostamento a sinistra, e che oggi sono chiamate a prendere posizione nei confronti dell’involuzione a destra della DC.

Vi è una vasta area di forze cattoliche democratiche, che non intendono subire il ritorno alle vecchie chiusure anticomuniste, all’integralismo clericale e conservatore: deve pertanto svilupparsi con più forza la nostra iniziativa politica ed ideale per un rilancio della politica di unità tra le grandi forze popolari, laiche e cattoliche. Ancora vi è molta incertezza, vi sono numerosi elettori che non hanno definito la loro scelta. Si tratta, in primo luogo, di renderli partecipi, di far loro comprendere che la prima indispensabile condizione per un cambiamento e per una vita democratica più autentica è che da parte di tutti non vi sia passività, ma impegno attivo.

L’elettore non è il destinatario di un qualsiasi messaggio pubblicitario, e per ciò appunto deve guardare al di là degli slogan e interrogarsi sulle questioni di fondo. È in questo lavoro che dobbiamo impegnarci, riflettendo sul problemi che ci vengono posti e facendo riflettere, realizzando cioè un confronto vivo, aperto, e dando ai cittadini quella fiducia che è necessaria per avanzare nella trasformazione democratica dei Paese.

A questo obiettivo dobbiamo commisurare le forme del nostro lavoro, mettendo in primo piano l’attività capillare, il contatto personale, lo sforzo per un ampio lavoro di massa. Un’attenzione particolare deve essere data al collegamento con i giovani, con i nuovi elettori, dove maggiore può essere l’incertezza, dove più viva è l’esigenza di capire, di interrogarsi sul futuro.

Il nostro Partito ha la forza e la capacità per realizzare, nelle ultime settimane della campagna elettorale, uno sforzo straordinario, per andare all’appuntamento del 3 giugno con un più vasto consenso intorno alla nostra battaglia politica. E, nel corso del confronto elettorale, dobbiamo anche lavorare per il rafforzamento del Partito, per la conquista di nuovi iscritti, e per il finanziamento della nostra attività attraverso la sottoscrizione tra gli elettori.

Non si tratta solo di guadagnare dei voti, ma di gettare le basi per un lavoro organizzato che deve durare anche dopo, di consolidare la funzione del Partito nella società di allargare il sistema delle nostre alleanze, dei nostri collegamenti, per rendere sempre più profondo ed incisivo il movimento di lotta che lavora per la trasformazione del Paese.


Numero progressivo: G28
Busta: 7
Estremi cronologici: 1979, 20 maggio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “L’Unità”, 20 maggio 1979