DOCUMENTO DEL COORDINAMENTO REGIONALE QUADRI CGIL LOMBARDIA

Presente nell’archivio, non ha una firma

1) Il tema dei quadri e dei tecnici, che la CGIL aveva individuato come un nodo strategico, come un passaggio decisivo per intervenire nei processi di ristrutturazione delle imprese, non ha avuto, dalla conclusione dei contratti ad oggi, uno sviluppo adeguato.

Vi è anzi per molti aspetti una regressione nell’impegno e nell’iniziativa del sindacato.

Ne è una prova anche lo scarsissimo rilievo che il problema dei quadri sta avendo nei congressi di categoria: esso non rientra nelle grandi scelte strategiche della CGIL, e viene a fatica menzionato come aspetto del tutto periferico e marginale.

Il coordinamento regionale dei quadri della CGIL giudica con allarme questa situazione, e ritiene che ci debba essere all’interno dell’organizzazione un dibattito chiarificatore.

La stessa esistenza del “Coordinamento” si giustifica se esso riesce ad essere il punto di raccordo di una pluralità di iniziative, se c’è un permanente rapporto di collaborazione con le strutture della CGIL, territoriali e di categoria.

In caso contrario, il Coordinamento dei quadri diviene una sovrastruttura superflua ed inefficace.

Il bilancio che a questo punto è possibile fare dell’esperienza compiuta, pur non essendo del tutto negativo, mostra grandi limiti e debolezze politiche, che in parte dipendono dall’esiguità delle forze che siamo riusciti a mettere in campo, e che dipendono inoltre, in misura determinante, dal troppo scarso e discontinuo sostegno che è venuto dalle strutture della CGIL.

La nostra nettissima impressione è che, dopo una fase in cui la CGIL ha cercato di recuperare il terreno perso, di bloccare il pericolo di un’esplosione corporativa del movimento dei quadri, dopo i primi parziali risultati conseguiti nei contratti nazionali, si consideri ormai normalizzata la situazione.

La questione dei quadri, in sostanza, è stata vista solo in termini tattici, come necessità di sventare manovre antisindacali, e non come un terreno nuovo e strategico su cui costruire un’iniziativa di grande respiro.

Per questo è tutt’ora necessaria una battaglia politica all’interno dell’organizzazione.

È necessario che di ciò si discuta nei Congressi di categoria, sia per quanto riguarda le linee di politica sindacale, sia per ciò che si riferisce agli aspetti organizzativi: presenza dei quadri negli organismi dirigenti, costituzione di strutture di coordinamento, mobilitazione di risorse per un rilancio del lavoro sindacale in questo campo.

Al termine dei Congressi trarremo un bilancio, e riesamineremo ruolo, funzioni e prospettive del Coordinamento regionale.

 

2) I contratti nazionali hanno cominciato ad affrontare le tematiche dei quadri, introducendo i primi elementi di una specifica normativa.

Abbiamo dato giustamente un giudizio positivo, ma solo in quanto si tratta dell’avvio di un processo.

L’applicazione della legge sul “riconoscimento giuridico” dei quadri non è stata, in generale, l’occasione per un confronto e per una contrattazione a livello aziendale. Essa è ancora largamente inattuata, e là dove si è proceduto all’individuazione dei quadri ciò è avvenuto con decisioni unilaterali e non contrattate da parte delle imprese, e con criteri di selezione eccessivamente rigidi, tali da limitare la portata della legge e da snaturarne le finalità.

Per questo le aspettative dei quadri sono rimaste disattese: si sono premiate solo alcune limitatissime figure professionali, cercando di perpetuare una situazione in cui il quadro è il terminale della direzione aziendale, è un elemento della gerarchia, privo di una propria autonoma rappresentanza, escluso dai diritti collettivi della contrattazione, e quindi riconosciuto solo in quanto subalterno, per la sua fedeltà all’impresa e non per i contenuti della propria professionalità.

 

3) Sul versante del riconoscimento economico, i contratti hanno introdotto alcune innovazioni (indennità di funzione e simili), ma in misura ancora limitata, di carattere spesso solo simbolico, e resta quindi sostanzialmente inalterato il fenomeno per cui la retribuzione delle figure alte è affidata alla discrezionalità delle imprese.

I limiti dei risultati ottenuti con la legge e con i contratti possono essere superati solo con un grande sviluppo della contrattazione articolata, per riesaminare complessivamente i criteri dell’inquadramento professionale, per affrontare con decisione tutto il problema delle retribuzioni secondo criteri di trasparenza contrattati collettivamente, per discutere di altri aspetti che sono di estrema importanza per i quadri, come la formazione, l’organizzazione del lavoro, la partecipazione alle decisioni.

In questa direzione abbiamo finora solo alcuni eccezionali esempi di contrattazione articolata, e il panorama generale non è positivo.

 

3) Le chiusure del padronato hanno determinato una difficoltà non solo per le organizzazioni sindacali confederali, ma anche per le varie associazioni autonome dei quadri.

Vi è un’area attestata su posizioni estreme (Sinquadri), che punta del tutto velleitariamente alla costruzione di un sindacato autonomo, in contrapposizione al sindacato unitario, e che non ha saputo ottenere finora nessun risultato degno di rilievo.

Vi è d’altra parte una costellazione varia di associazioni che, con più realismo, cercano un dialogo con il sindacato e si rendono conto che la difesa della loro autonomia può risultare più efficace se si esce dall’isolamento e se si realizzano intese più ampie con l’insieme del movimento dei lavoratori.

La CGIL deve guardare a queste posizioni con interesse e deve incoraggiare la costruzione di esperienze concrete di collaborazione, studiando a questo fine le modalità organizzative più appropriate a livello di azienda e a livello di categoria. Un esempio positivo è la costituzione della “consulta dei quadri” nel settore del commercio, che deve ora essere messa in grado di funzionare, valorizzando il contributo di tutte le sue componenti.

Analogamente, possiamo lavorare per nuove esperienze organizzative in altre categorie, e nelle singole aziende dove vi è una presenza significativa del sindacato confederale e delle associazioni dei quadri.

Il Coordinamento regionale dei quadri della CGIL sta lavorando in questa direzione, con l’obiettivo di consentire un confronto aperto intorno a temi ed obiettivi concreti: l’applicazione della legge 190, la contrattazione aziendale e le forme della rappresentanza. Decisivo diviene su questo complesso di problemi il confronto e la ricerca di una posizione comune con CISL e UIL.

 

4) I quadri e le loro organizzazioni possono svolgere, al di là delle questioni più specifiche che riguardano le loro condizioni di lavoro, un ruolo importante su temi più generali di riforma, per una svolta nella politica economica nazionale.

In particolare nella battaglia per la riforma fiscale, che è al centro dell’iniziativa unitaria del sindacato, può pesare il contributo e l’impegno dei quadri, che sono oggi fortemente penalizzati dalle iniquità del sistema fiscale.

Convergenze importanti possono essere costruite su altri terreni, dai problemi della politica industriale, alla riforma del sistema previdenziale, sulla base degli importanti risultati conseguiti nel dibattito parlamentare, con il superamento dei tetti, e con la possibilità quindi di privilegiare la previdenza pubblica rispetto a quella integrativa.

Occorre, a questo fine, che le associazioni dei quadri siano stimolate ad andare oltre una dimensione ristretta e corporativa, e che il sindacato sempre più si ponga come rappresentante dell’intero mondo del lavoro, tenendo conto di tutte le diverse articolazioni.

Si ripropone così l’interrogativo centrale, se la CGIL intende davvero dare concretezza e coerenza alle scelte compiute all’ultimo Congresso per cui il rapporto coi quadri è un’esigenza strategica, è un obiettivo di primo piano intorno al quale concentrare il massimo di impegno politico, culturale e organizzativo.

Il Coordinamento regionale dei quadri CGIL riafferma la validità di questa scelta, e considera che un qualsiasi arretramento potrebbe avere conseguenze assai gravi, potrebbe compromettere la credibilità della CGIL in questa area di lavoratori. Per questo è necessario rimuovere le resistenze, le tendenze ad una marginalizzazione del problema politico da cui possano uscire scelte impegnative per tutta l’organizzazione.


Numero progressivo: A42
Busta: 1
Estremi cronologici: 1988, 21 marzo
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Nota settimanale della CGIL Lombardia”, n. 10-11, 21 marzo 1988, pp. 12-13