«BASTA CON LA LOGICA DELLE DIVISIONI TRA SÌ E NO»

«La fase costituente rischia di rimanere paralizzata»

Lettera aperta al CC del PCI di Flores d’Arcais, Riccardo Terzi, Mariella Gramaglia e Alfredo Galasso

Due “esterni” favorevoli alla proposta di Occhetto, il promotore della sinistra del club e direttore di Micromega Paolo Flores d’Arcais e la deputata della Sinistra indipendente Mariella Gramaglia. Riccardo Terzi, segretario della CGIL lombarda, che si era espresso per la mozione del “sì”. Alfredo Galasso, avvocato al maxiprocesso alla mafia e deputato regionale siciliano del PCI, schieratosi per il “no”. Sono i firmatari di questa lettera aperta inviata al Comitato centrale del PCI, che si riunisce oggi.

 

«Cari compagni, rispetto alla proposta del 19° Congresso ci siamo mossi con valutazioni differenti, ma comuni ed espliciti erano il punto di partenza e il criterio di giudizio (benché solo alcuni di noi fossero iscritti al partito, e dunque al congresso abbiano partecipato): aprire un processo di radicale rinnovamento delle regole della politica e della forma/partito.

Il congresso ha deliberato, chiamando uomini e donne di diversa formazione culturale a concorrere, attraverso una fase costituente, alla fondazione di un partito nuovo della sinistra italiana. Un partito ricco di differenze, perciò, ma capace di unità, sia quando lotta che quando governerà, attorno ad un progetto e a un programma di riforme.

Tutti coloro che, come noi, si sentono coinvolti e impegnati nel processo costituente hanno dunque il dovere/diritto di intervenire ed agire su qualsiasi aspetto dell’attività politica che abbia a che fare con quel processo.

Vi sono infatti scadenze prossime (la stessa riunione del Comitato centrale, la formazione dello liste per le amministrative, per cominciare) che incideranno sull’orientamento del processo costituente, e alle quali è auspicabile venga applicata con rigorosa coerenza la decisione del congresso, proprio per le attese e speranze da essa suscitate in settori importanti della società italiana (mobilitando passioni, energie, competenze, che sembravano perdute per la sinistra).

Si tratta, innanzitutto – sottolinea il documento – di superare in modo definitivo e irreversibile la logica del centralismo democratico. Sia chiaro: ogni differenza di posizioni dovrà avere modo di esprimersi e contare, organizzandosi anche, tema per tema, in tendenza. Ma il regime delle correnti non può in alcun modo essere quello del partito nuovo della sinistra.

Il regime delle correnti, infatti, si limita a moltiplicare (per due, per tre, per x) il vecchio centralismo democratico, rendendolo anzi, in ogni corrente, più rigido, soffocante, autoritario. Resta in tal modo espropriata proprio la libertà e la volontà del singolo militante, poiché si impongono quali «virtù» necessarie la compattezza interna contro le altre correnti e la fedeltà al rispettivi capi. E soprattutto: dividersi sarà legittimo, e perfino utile, ma rispetto ai concreti e decisivi problemi che la fase costituente è chiamata ad affrontare, in ordine al progetto programmatico e alle strutture organizzative.

Non ha più senso, invece, eternamente riprodurre – e meno che mai nella forma organizzata delle correnti, con la logica sparatoria che esse comportano – divisioni legate a problemi già democraticamente risolti.

La mozione del “sì” e le mozioni del “no” sono nate in funzione di un preciso interrogativo: fondazione di un partito nuovo o rifondazione del PCI? Una volta che quell’interrogativo abbia ricevuto risposta, mozioni e schieramenti del “sì” e del “no” cessano di avere una qualsiasi ragione di essere politica. Viene meno il motivo in funzione del quale sono nate.

Del resto, su problemi anche rilevantissimi, sono emerse disparità non lievi di opinioni all’interno di ciascuno schieramento congressuale.

Fino a che si continua a ragionare, e decidere, in termini di mozione del “sì” e mozioni del “no”, perciò, vuol dire che il 19° congresso non si è chiuso, e la fase costituente non si è aperta. E che nei fatti si sta realizzando una linea vetero burocratica trasversale a quegli schieramenti.

Il permanere della logica di quelle superate mozioni, inoltre, paralizza la capacità di affrontare i problemi della fase costituente, soprattutto se si vuole, come è necessario, che tale fase non significhi semplice discussione fra i diversi soggetti che dovranno concorrere alla fondazione del nuovo partito, ma anche impegno di lotta e radicamento nel tessuto sociale per i valori e gli obiettivi che il nuovo partito intende realizzare.

Contiamo dunque – prosegue la lettera – che con questo Comitato centrale la logica delle superate mozioni del “sì” e del “no” venga definitivamente cancellata dalla prassi e dal linguaggio. E cominci appieno quel comune lavoro costituente che nella formazione di liste aperte deve trovare un primo qualificante momento.

È importante che nella formazione di tali liste venga respinta qualsiasi tentazione egemonica nel rapporto tra il PCI e le aggregazioni spontanee e trasversali della società civile, tentazioni che entrerebbero in contraddizione con l’autonomia di questi movimenti.

In proposito, un dirigente del PCI ha detto: «La novità rivoluzionaria che mettiamo in campo è questa: non una lista del PCI più qualche indipendente, ma una lista della città per la città. Di questo effettivamente deve trattarsi perché, abbandonata la logica di equilibri e spartizioni interni, le forze riformatrici e democratiche possano riconoscersi nelle attività di fondazione di un partito nuovo della sinistra.


Numero progressivo: H79
Busta: 8
Estremi cronologici: 1990, 28 marzo
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - Riflessioni politiche -
Pubblicazione: “L’Unità”, 28 marzo 1990